In merito alla nota affidata alla stampa dal capogruppo del PD in consiglio comunale Massimo La Porta sono necessarie alcune precisazioni.
Sebbene comprenda che il capogruppo del PD cerchi di farsi avvocato dei consiglieri interessati dall’inchiesta pubblicata da “L’Agropolese”, tuttavia la sua opinione personale non può trascurare la realtà dei fatti e distogliere l’attenzione da quello che è né più né meno che un servizio di informazione alla comunità agropolese.
Le assenze sono reali, le informazioni fornite dal giornale corrette, le considerazioni a corredo dell’articolo libere opinioni personali di chi mette la propria firma alle proprie idee.
Se da dirigente di partito apprendo con piacere che, nonostante le assenze, i consiglieri citati da La Porta <
Esprimere giudizi etici e professionali sul modo in cui esercito il mio ruolo di giornalista accusandomi di “descrivere con assoluta superficialità a dispetto di ogni regola di buon costume giornalistico che richiede obiettività ed imparzialità, spaccati della nostra vita amministrativa” è un’offesa, questa sì, alla mia professionalità che il capogruppo non è titolato ad esprimere, come pure invitarmi ad “un’ampia riflessione sul futuro da amministratore di una società pubblica”. Rispondo con serenità alla mia coscienza ed alla mia storia personale, professionale e politica ricordando a La Porta che da componente del direttivo del PD condivido all’interno dello stesso in maniera organica la mia attività politica, cosa che altri candidati ed eletti nelle fila del partito non sembrano sentire il diritto-dovere di fare e che da presidente della società Agropoli Servizi Srl svolgo con profonda abnegazione il ruolo affidatomi, assicurando – come è giusto che sia - la piena collaborazione ai consiglieri comunali anche nell’esercizio dell’attività di controllo sull’operato della stessa società, fornendo agli stessi atti, documenti e quant’altro possa essere loro utile. Questa è la realtà certa e documentabile che non lascio a nessuno mettere in discussione con allusioni più o meno velate.
Tuttavia, fermo restando il mio impegno politico - che in quanto tale può e deve essere sottoposto al vaglio continuo e costante tanto del partito che della pubblica opinione - rivendico la libertà di svolgere la mia funzione di giornalista con l’unico scopo di garantire alla comunità agropolese un servizio imprescindibile in democrazia: informare con serietà e trasparenza, non chiedendo a paventati MIN.CUL.POP. la scelta di cosa faccia o meno notizia, di cosa interessi o non interessi alla pubblica opinione, e di cosa “è opportuno” o “non opportuno” pubblicare. Pretendere che ciascuno di noi debba “chiedere il permesso” di svolgere il proprio lavoro, confondere i livelli dell’impegno politico e quelli dell’impegno professionale è qualcosa che, per primo Massimo La Porta, da politico e da imprenditore, non gradisce che venga fatto.
Se la pensa realmente così anche lui, spero che da domani si dimostri coerente con se stesso pur essendo in disaccordo con l’opinione altrui.
Vito Rizzo
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